Parlo come si parla in me. Non la mia voce che si ostina ad assomigliare a una voce umana ma l'altra voce che dimostra che non ho smesso di abitare nel bosco.
Se tu vedessi quella che dorme senza te in un giardino in rovina nella memoria. Io, là, ebbra di mille morti, parlo di me con me solo per sapere se è vero che sto sotto l'erba. Non conosco i nomi. A chi dirai che non sai?
Ti desideri altra. L'altra che sei si desidera altra. Che cosa succede nel verde sentiero? Succede che non è verde e che non esiste il sentiero. E ora giochi a essere schiava per nascondere la tua corona, consegnata da chi? Chi ti ha unto? Chi ti ha consacrato? L'invisibile popolo della memoria più vecchia. Perduta per tua scelta, hai rinunciato al tuo regno per le ceneri. Chi ti fa dolere ti ricorda antichi onori. Eppure piangi funestamente ed evochi la tua follia e vorresti perfino estrarla da te come se fosse una pietra, lei, il tuo solo privilegio.
Disegni su un muro bianco le allegorie del riposo, ed è sempre una regina pazza che giace sotto la luna sopra l'erba triste del vecchio giardino. Ma non parlare dei giardini, non parlare della luna, non parlare della rosa, non parlare del mare. Parla di ciò che sai. Parla di ciò che vibra nel tuo midollo e fa luci e ombre nel tuo sguardo, parla del dolore incessante delle tue ossa, parla della vertigine, parla del tuo respiro, della tua desolazione, del tuo tradimento. È così oscuro, così muto il processo a cui mi costringo.
[...]
da Extracción de la piedra de la locura
Il silenzio è luce,
il canto sapiente dell’infelicità
emana un tempo primitivo:
io cercavo la pietra e non il pane
un inno innocente e non le maledizioni,
la conoscenza dei miei nomi
per dimenticarli e dimenticarmi;
però quello che non cercai è l’esilio
e neppure mi raccontai menzogne
non adorai il sole
ma non mi aspettavo questa luce nera
al filo del mezzogiorno.
(la luce è soltanto luce nella memoria della notte)
Alejandra Pizarnik
Nessun commento:
Posta un commento